lunedì 11 novembre 2013

Da Milano a Monaco di Baviera – il racconto verità di uno stabiese!




Siamo amici da una vita, ma spieghiamo ai lettori che non ti conoscono, innanzitutto perché attualmente vivi a Monaco di Baviera
E’ stata una decisione di “pancia”, con pochissimi elementi di razionalità. A Milano ci stavo bene, ma avevo la sensazione che non ci sarei rimasto per sempre. Così fu: incontrai una persona che da lì a poco sarebbe tornata nel suo paese, la Germania. Ricordo che mi dissi: “In Germania? No, io mai!”. Ecco, ora vivo a Monaco di Baviera da tre anni. 



Hai vissuto per tanti anni a Milano, hai nostalgia?

Ho nostalgia degli amici, delle serata al Glitter, della Cantina della Vetra, dei Navigli d’estate e dello shopping in Corso Buenos Aires alla ricerca delle introvabili magliette taglia M e delle mutande della Diesel in offerta. Se invece parliamo delle persone che prima ancora del nome, ti chiedono “che lavoro fai?”, dei grandi manager e di quelli che “Milano è molto meglio del Sud” e “ci vivo da così tanto che ormai ho perso l’accento”, allora no.



Quali sensazioni provi quando ritorni nella tua cittadina d'origine, Castellammare di Stabia (NA)?

Quando atterro a Capodichino e sento la gente che fa l'applauso al pilota mi dico "sono a casa". Ed è così! Io di base sono un cafone che si atteggia a fare l’elegante: vedo i rumori mangio mozzarella di bufala e pesce fritto, mi piace fare i bagni di acqua solfurea “abbasc o’ conte” e mangio le cozze agli chalet dell’Acqua della Madonna. A Castellammare ho ancora tanti amici tra cui "gli stabiesi per il mondo", una massa di scapestrati emigrati in varie parti del globo che si rivedono per lo struscio di Natale e in estate. Nella città delle acque e di Tony Maiello ho le mie radici: Stabia rappresenta il mio passato, il posto in cui tornerò sempre e quello in cui, in un futuro molto lontano, vorrei morire.



Pensi mai di ritornarci o almeno ritornare a vivere in Italia?

I tedeschi dicono che Monaco è la città italiana più a Nord. E, da un certo punto di vista, è così: qui ci sono più pizzerie che venditori di salsicce e quando l’Italia ha vinto in semifinale contro la Germania mi sono ritrovato a festeggiare nella Leopoldstrasse insieme a altri circa 24.000 connazionali. Monaco mi dà la sensazione di non avere mai lasciato davvero il mio paese. Per questo, forse, mi risulta difficile pensare a un “ritorno”. Mettiamola così: se decidessi di tornare a vivere “al di là delle alpi” proverei qualcosa di nuovo, Firenze o Roma, o tornerei a Castellammare per aprire un business turistico con la Germania. A Milano no, non ci vivrei più: sarebbe come tornare sui miei passi e a me non piace voltarmi indietro.



Visto che anche a Monaco continui a svolgere il tuo stesso lavoro per la stessa azienda di Milano, quali sono le differenze tra un ambiente di lavoro italiano e quello tedesco?

Il primo giorno di lavoro chiesi a un collega tedesco che conoscevo da Milano: “senti passo in ufficio a salutarti?”. Lui mi rispose: “certo vediamoci, sono libero per andare a pranzo fra due settimane”. Neanche il tempo di agganciare e ricevo un invito in outlook con oggetto “pranzo”. I tedeschi sono così, pianificano talmente tanto da farti esclamare: “uanema e santu Catiell”. Poi ci lavori insieme e scopri che sono gentili, professionali, meritocratici ed hanno il senso dell'etica sul lavoro. Noi italiani siamo più simpatici, informali, alla mano e pianifichiamo di meno. Poi quando il venerdì alle sei di sera, ormai pronto per lasciare l’ufficio, ti arriva una telefonata da un numero con prefisso +39, non rispondere. Dietro la cornetta c’è un italiano che aspetta, pronto a rifilarti un lavoro “urgentissimo” da ultimare “prima del weekend”.



Dopo anni che vivi a Monaco, ti senti parte integrante della città e della sua cultura o senti ancora addosso l'etichetta dell' "italiano all'estero"?

L'etichetta di italiano all'estero me la sono messa io perché mi fa comodo, almeno nelle relazioni sociali. Noi siamo quelli della cucina di mamma, del vino buono, della moda stravagante ed eccessiva, del paese delle vacanze; quelli che gesticolano e parlano a voce alta, quelli che fanno bene l'amore. I tedeschi ci amano per questo. Agli italiani puoi sempre chiedere “perché c’e ancora Berlusconi?” e ti diranno: “perché ci sono italiani più corrotti di lui che lo votano. Ma io non li conosco”. Poi torno in Italia e mi scappa un "Ja". Starò cambiando etichetta? 



Consigli per chi come te vuole cambiare Nazione?

Se non sai cosa cerchi, non troverai niente. Neanche in un altro paese. Capisci cosa vuoi e corri a prendertelo.


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